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T R O V A M E N T O | photo reportage



T R O V A M E N T O
Curated by Angelo Marino

"Definitions of trovamento
syllables: tro | va | mén | to | Pronunciation: / trovaˈmento /
sm
(not commonly) finding, being found
(ancient term) invention, rediscovered. "

Prisoners in the vault I found them by finding () me.
They whispered that they wanted air, eyes that looked at them, minds with which to make love.
I have satisfied them. Works! Small and precious fragments of life of Excellent Artists.
Their year of birth: 1978, 1993, 2001, 1994, 1990, 2000 ...
Mothers and Fathers:
Emanuela Barbi, Claudio Bissattini, Roberto Coda Zabetta, Nunzio De Martino, Crescenzo Del Vecchio, Daniela Morante,
Uranus Palma, Giustina Piccolo, Franco Scarano and an Anonymous.

D2.0-box
Opening, Sunday 28 January 2018, 18: 00-21: 00
From 30 January to 5 March, by appointment only, from 19:30 to 21:00
Via Tommaso Campanella, 10 Caserta (Fraz. San Clemente)
333- 44 61 479 - dirarted20@gmail.com - www.dirartecontemporanea.eu



T R O V A M E N T O
A cura di Angelo Marino

“ Definizioni di trovamento
sillabe: tro|va|mén|to | pronuncia: /trovaˈmento/
sm
(non comunemente) il trovare, l'essere trovato
(termine antico) invenzione, ritrovato.”

Prigioniere nel caveau Le ho trovate trovando()mi.
Hanno sussurrato che volevano aria, occhi che le guardassero, menti con cui fare all’amore.
Le ho accontentate. Opere! Piccoli e preziosi frammenti di vita di Excellent Artists.
Il loro anno di nascita: 1978, 1993, 2001, 1994, 1990, 2000…
Le Madri ed i Padri:
Emanuela Barbi, Claudio Bissattini, Roberto Coda Zabetta, Nunzio De Martino, Crescenzo Del Vecchio, Daniela Morante,
Urano Palma, Giustina Piccolo, Franco Scarano ed un Anonimo.

D2.0-box
Opening, domenica 28 Gennaio 2018 ore 18:00-21:00
Dal 30 Gennaio al 5 Marzo, solo su appuntamento, dalle 19:30 alle 21:00
Via Tommaso Campanella, 10 Caserta (Fraz. San Clemente )
333- 44 61 479 – dirarted20@gmail.com – www.dirartecontemporanea.eu

Brevi note biografie

Emanuela Barbi, artista fotografo, spazia in ambito artistico in maniera poliedrica, lavora su progetto con diversi materiali realizzando opere di carattere istallativo quasi sempre in site specific nei luoghi d’intervento. Un percorso sinuoso attraverso il filo conduttore di una ricerca trentennale sul rapporto arte-natura, la porta ad attraversare le esperienze performatiche e intime da cui sono tratte numerose opere fotografiche e video, tableau vivent nella ricerca ossessiva di un tentativo di mimesi con la vegetazione terrestre, verso una spirituale ricerca artistica a mezz’aria tra il cielo e la terra fatta di apparizioni e misteriose epifanie. Emanuela Barbi è nata a Pescara dove vive e lavora.

Claudio Bissattini è nato a Roma dove vive e lavora. Si è diplomato in Belle Arti nel corso di scenografia tenuto dal Prof.Scialoja. E' stato amico e compagno di studi di quella generazione di artisti che daranno vita alla Scuola di San Lorenzo. I suoi interessi si sono concentrati anche su cinema e teatro nelle vesti di scenografo e costumista, fondando anche, con alcuni amici, un gruppo teatrale di indirizzo sperimentale. Pur avendo spaziato in vari ambiti, la pittura rimane però il suo interesse primario. Nelle prime esposizioni si lega alle correnti pittoriche concettuali degli anni '70, scelta che indirizzerà, in vari modi, il suo lavoro. Punti di riferimento del suo percorso sono, a tal proposito, la collettiva del 1979 con il gruppo "Cosa Mentale" presentata da Maurizio Fagiolo Dell'Arco, a cui fa seguito, dopo varie esposizioni, la sala personale alla Galleria Rondanini di Roma, presentata da Emilio Villa, in cui arricchisce la sua pittura di suggestioni espressionistico-visionarie e dove si afferma prepotentemente il colore. Alla metà degli anni '80 l'artista s'impone una scelta e, infrangendo una norma consolidata, che vede il pittore figurativo spostarsi nell'astrazione, compie la scelta opposta spostandosi verso un ambito prettamente figurativo. Esplicative di tale scelta sono le esposizioni personali degli anni '90 di Caserta e Roma, ben individuate dagli scritti in catalogo di Dario Micacchi, Arnaldo Romani Brizzi, Maria Grazia Branchetti, Massimo Sgroi. Alla fine di quel decennio prende avvio un ciclo di opere che vede come protagonista assoluta la natura, opere che sono anche una investigazione sul procedimento pittorico adottato, chiaro omaggio al concettuale d'inizio carriera. Nei lavori emerge il bianco della tela che si pone in dialogo con la struttura allusiva e con le zone dipinte, come puntualmente riscontrato nelle presentazioni in catalogo di Marco Di Capua e Tiziana D'Achille. Nel 2006 l'attenzione dell'artista si sposta su nuovi soggetti. Lasciato il mondo vegetale si passa a quello metallico/urbano. I rottami si pongono in ideale dialogo con le forme naturali precedenti da cui ereditano, in una sorta di passaggio di consegne, gli stessi concetti, come rilevato da Lorenzo Canova in occasione della grande mostra di Castel dell'Ovo, a Napoli, organizzata e curata da Fabio Cozzi. Le dicotomie luce/ombra, pieno/vuoto, finito/incompiuto sono il comune denominatore per mettere in evidenza i processi esecutivi dell'opera. Tutti i passaggi che portano all'opera compiuta, sono messi in evidenza e sullo stesso piano, come in una sorta di riflessione sul dipingere e, in generale, sul fare pittura figurativa oggi.

Roberto Coda Zabetta nasce a Biella nel gennaio del 1975. Qui frequenta inizialmente l’Istituto Tecnico Sperimentale, per poi completare gli studi presso l’Istituto d’Arte di Roma. Nel 1995, conosce Aldo Mondino, di cui dal 1996 al 2000 è assistente di studio. Dal 1997 inizia a partecipare a mostre e ad alcuni concorsi per giovani artisti, sia in Italia che all’estero. Identità anonime (2000) è il suo primo catalogo, dedicato ai bambini morti nel genocidio in Ruanda. Nel 2001 si stabilisce a Milano. In questi anni vengono pubblicati: In Coda (2003), PPP e Colors (entrambi nel 2004). Tra il 2005 e il 2006 si ricordano due importanti mostre: a Palazzo Venezia e al Teatro India, a Roma. Seguono mostre personali e partecipazioni a mostre collettive in spazi pubblici e privati, da cui scaturisce un forte movimento di critica attorno al suo lavoro. Esce in questi anni il catalogo curato da Robert C. Morgan: Psichic Persona. Subito dopo parte per Parigi e Londra dove vivrà per un anno e dove frequenterà alcuni corsi alla Saint Martin School. Fondamentale in questo soggiorno è la conoscenza di David Roberts, Martin Holman e Laura Petrillo. Inizia la serie dedicata all’Oriente. Nell’aprile 2008 la Indonesian National Gallery gli dedica una personale che verrà seguita da mostre a Singapore, Hong Kong e Beijing. Viene pubblicato Koi Dan Trinacria.Torna in Italia e si stabilisce nel suo nuovo studio in un piccolo borgo marchigiano. Nel 2009 inaugura con una personale il Festival Dei Due Mondi di Spoleto a Palazzo Collicola. Nel 2010 Milano gli dedica una personale molto importante a Palazzo Reale, Nuvole Sacre. Successivamente verrà spostata al Pan – Palazzo delle Arti di Napoli. Nel 2011 si svolgono, nei primi mesi dell’anno, due mostre: Proibito, alla Langgang Art Foundation a Jakarta e ex voto, presso lo Spazio Culturale Antonio Ratti/Ex Chiesa di San Francesco a Como. Roberto Coda Zabetta è stato insignito dei più significativi premi italiani - Premio Passaggi a Nord-Ovest Fondazione Pistoletto, Premio Arte-Fiera di Bologna, Premio Giovani Artisti Miart 2003 e 2004, finalista Premio Cairo Communications - e selezionato per la Dena Foundation al Centre International d'Accueil et d'Echanges des Récollets di Parigi e per il BP Portrait Award 2006 di Londra.

Nunzio De Martino Nato a Napoli nel 1967 Vive e lavora tra Napoli e Milano Nella interpretazione heiddegeriana l’arte non è un valore in sé, come sosteneva Nietzsche, per il quale era uno strumento di liberazione degli interessi vitali e della volontà di potenza del Superuomo,ma, al contrario, è una potenzialità creativa di cui il soggetto umano non può disporre a suo piacimento, in quanto implica in se un sostanziale rapporto costitutivo dell’Esserci con uno svelamento originario della verità. Nelle opere di Nunzio De Martino esiste un senso di originaria verità, che si disvela attraverso la forma e nel progetto, e che rende ogni progetto di elaborazione prima un processo di creazione. Esiste un sostrato di religiosità nel lavoro metodico proposto dall’artista napoletano, dove l’io dell’artista si sdoppia tra l’essere la forza ricettiva e l’energia produttiva del segno. Le opere di De Martino ( i disegni, le installazioni, gli oggetti), vivono in un equilibrio precario, liminale, originario, dove l’immagine si riproduce in una moltiplicazione infinita di elementi primari. (Angelo Capasso)

Crescenzo Del Vecchio Berlingieri, è stato uno dei più noti artisti italiani, docente di Decorazione presso l’Accademia di Brera, ha concluso la sua esistenza nel corso dell’estate 2006, all’età di 69 anni. Nato a Baselice nel 1937, dopo alcune importanti mostre a Napoli, Roma e Milano, vinse il Premio Michetti nel 1972 ed il Premio Pettenon nel 1972 e nel 1974. Fu tra i promotori di Proposta ‘66 e del Gruppo Studio P. 66, con i quali partecipò a numerose mostre. Nel 1976 partecipò alla Biennale di Venezia con una mostra curata da Enrico Crispolti. Presente in numerose Triennali e Quadriennali, si mise in luce successivamente sulla scena artistica internazionale con mostre a Stoccarda, Parigi e Chicago, rispettivamente nella Galerie Senatore, nella galleria Levine e nella galleria Bianca Pilat Contemporary Art.

Daniela Morante è diplomata in scenografia all’Accademia di Belle Arti; Capo progetto del laboratorio Cuore che si rivolge ogni anno a circa 800 bambini e ai loro genitori; organizza laboratori creativi per adulti e bambini sul tema arte-cura; partecipa a diversi convegni di studio sull’importanza della pratica creativa nei contesti di cura e disagio; si è formata in counseling gestaltico ; partecipa a mostre personali e collettive con opere su carta o su tela o con happening su tematiche specifiche; ha curato nel 2014 un Convegno multidisciplinare: “Artefice di benessere” c/o l’Istituto per gli Studi Filosofici di Napoli, pubblicando successivamente il volume analogo con gli atti e la metodologia applicata nei suoi laboratori. Ama esprimersi con il segno ed il colore per riscoprire l’impulso creativo che alimenta in noi potenziali di energia compressa. Ha esposto in mostre personali e collettive, al Mann di Napoli, ad Arte Fiera di Bologna, all’Art Core di Los Angeles, si sposta di continuo tra diversi ambiti artistici, apparentemente non collegati tra loro. Ha sviluppato un suo metodo che offre in happening artistici, corsi di formazione e laboratori d’arte anche in contesti di disagio sociale o psico-fisico, scrive di teatro. Vive a Napoli.

Urano Palma - (1936-2010) nasce a Genova. Vagando in varie città italiane, con un orecchio teso verso le avanguardie artistiche, si stabilisce a Milano, dove conosce e frequenta Lucio Fontana, grazie al quale ha la possibilità di dedicarsi completamente alla ricerca artistica. Nel 1962, Cardazzo noto gallerista d'arte s'interessa ai suoi lavori, dandogli la possibilità di fare la sua prima mostra personale alla galleria " il cavallino" di Venezia. In trentotto anni di carriera, Urano Palma, ha realizzato mostre in Germania (Ulm, Monaco, Dusseldorf) in Francia, Spagna, Stati Uniti ed in Corea, dove è scelto, insieme ad altri otto scultori, di rappresentare l'Italia in occasione delle olimpiadi di Seoul, con un'opera in ghisa, che si trova attualmente al Museo Permanente di Arte Contemporanea. Sempre in Corea e precisamente a Pusan, realizza un'opera in bronzo alta otto metri, per la Mostra Internazionale d'Arte organizzata dal governo Coreano. Urano Palma, dal 1960, si occupa anche di design. Realizza mobili scultura, utilizzando vari materiali : legno, pietra, bronzo, cristallo e alluminio. Il suo approccio alla pittura ed alle arti visuali proviene da varie esperienze nel settore della grafica pubblicitaria. Incomincia a dipingere verso il 1956, postulando intuitivamente l'inquinarsi atmosferico, raffigura alberi rinsecchiti. Dal 1963 al 1966 effettua esperimenti con materie plastiche ed elastomeri, in particolare con lastre di sicodur trasparente armato con cui elabora fra l'altro, una serie di gabbie con intenti fortemente polemici. Dal 1966 al 1968 svolge ricerche optical. Esperimenta inoltre due tematiche: "ritmi musicali" e "città" da cui in seguito trarrà spunti per attuazioni nel campo del design. Nel 1968 le sue ricerche sboccano nelle "visuali tecnologiche" assi che manipola dapprima intervenendo con il colore e poi, intorno al 1970, lavorandole direttamente con fresature ad intaglio. “Le sue visuali tecnologiche, pannelli di legno organizzati in strutture rigorosamente orizzontali e verticali e sul contrappunto di pieni e di vuoti, si presentano come "metafore" di strumenti di ricognizione e registrazione tecnica (schede perforate, pannelli di comandi ecc. ma, nello stesso tempo, sono il risultato di una processualità operativa volutamente artigianale di un intervento che lascia un largo margine alla casualità, all'invenzione del momento. Così le sue lunghe assi di legno, lavorate con pazienza ossessiva, presentano una struttura iterattiva e apparentemente seriale, in realtà costituiscono sculture o oggetti-emblemi, attrezzi d'una sorta di ritualità magica, dal forte sapore arcaico”(Filiberto Menna). Parallelamente alle "visuali tecnologiche" sviluppa strutture tridimensionali, oggetti afunzionali; adotta costantemente il legno "pover" e lo dilania con perforazioni. Siamo al suo lavoro attuale, il quale “principia da una ipotesi di design di motivazione industriale o, se si preferisce di matrice bauhaus e approda alla sua negazione che si esprime non soltanto in una polemica antifunzionale, ma distrugge il lessico di pulizia, di levigatezza, di eleganza scontata, introducendo devianze e corruzioni che, aldilà dell'intendimento polemico, situano un linguaggio di classificazione incerta tra il dileggio e la parodia” (Dino Gavina). Nel 1969 Palma riprendendo il tema dell'albero, ne trivellava i tronchi inanimati. Oggi “dal bozzettone passo al tarlo che corrode”, spiega : ed espone opere con tarli veri, “quelli cioè in grado di effettuare un'operazione biodegradabile”.....”presa di coscenza di una realtà certamente amara, anche alienante, ma che costituisce l'involucro mistificante della nostra esistenza quotidiana” (Gian Pacher). L'infierire tarlandoli, oggetti quotidiani archetipi di base antropologica (scranno, desco) può riproporre il gesto dada o commistioni surreali come rifiuto al convezionalismo. Ma Urano Palma pur minando in senso apocalittico l'oggetto, lo emblemizza in senso critico rendendo l'opera significante; il verbo negativo di un'etica sociale.

Giustina Piccolo, nasce a Marcianise. Vive e lavora a Capodrise di Caserta Autodidatta Sin dagli esordi (1990 ) elegge la pittura ( olio diluito su tele e/o cartoni ) quale mezzo di indagine del corpo femminile.

Franco Scarano, nato a Napoli, vive e lavora a Casoria Napoli. Artista autodidatta. Scarano, si dedica agli inizi degli anni ottanta ad una ricerca pittorica concettuale che predilige grandi dimensioni e pochi colori esasperati. Alla fine degli anni ottanta il suo interesse sono le installazioni utilizzando vari media acqua, luce, video e musica, che inducono il visitatore a riflettere sul suo stato d’animo e a tentare di districarsi tra la realtà e il sogno. Dalla metà degli anni novanta la sua attenzione è la fotografia digitale; moltiplica la stessa immagine innescando una sorte di ossessione.

Anonimo, vivente.
Preferisce restare tale.

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